Palazzo Trotti presenta la sua semplice facciata, che segue l’andamento dell’antica maglia urbana, sul lato sud di piazza Unità d’Italia, caratterizzata da un’imponente torre quadrangolare tronca, nella quale si staglia il monumentale portale che dà accesso al cortile interno. Il complesso architettonico si compone di più edifici con il corpo centrale affacciato su una corte quadrangolare chiusa; la fronte verso il parco presenta il classico schema delle ville di delizie lombarde, con un corpo a U con ali laterali poco aggettanti. Il fascino principale dell’edificio deriva dalla decorazione pittorica degli ambienti, con affreschi di soggetto mitologico e leggendario, riconducibili a tre diverse campagne decorative della prima metà del Settecento; in tutte le sale del palazzo gli affreschi si articolano in quattro scene, nella fascia alta. Tre sale al piano terreno, la centrale sala di Cleopatra, l’unica interamente affrescata dal pavimento al soffitto, e che presenta accessi diretti dalla corte e dal giardino, e la sala di Semiramide e quella di Ercole, unitamente a quella posta al piano superiore dedicata a Minerva, appartengono al primo ciclo decorativo, realizzato tra il 1705 e il 1706. Sono da ascrivere a un ignoto pittore, affiancato come di consueto da una squadra di collaboratori e quadraturisti, la cui maniera, ancora seicentesca e un poco accademica, è però interessante per la cura posta per l’abbigliamento, le armature, gli oggetti. Al piano superiore, sul fianco della sala centrale priva di decorazioni, si trova la sala di Bacco, che presenta affreschi di mano e freschezza narrativa assai superiori; alle pareti si stagliano scene della divinità romana in cui la dolcezza espressiva, dove la padronanza degli effetti chiaroscurali e alcune scelte figurative sembrano compiute da un maestro lombardo che precorre i tempi. L’intervento è stato recentemente attribuito a Carlo Donelli detto il Vimercati e datato tra il 1710 e il 1715. Il terzo intervento fu realizzato in un periodo non molto discosto dal 1750, con la decorazione di alcune sale laterali del piano terra – sala dell’Olimpo, Sala di Atalanta, sala di Diana – e del primo piano – sala di Angelica e Medoro, sala di Piramo e Tisbe, sala di Andromeda. Esse raffigurano scene mitologiche di grande impatto lirico, con una freschezza straordinaria unita a notevole felicità compositiva. Sono opera del pittore ticinese Giuseppe Antonio Orelli, uno dei più brillanti interpreti del barocchetto lombardo, che grazie all’alta qualità della sua pittura realizzò scene con stile arioso e scattante. Sull’impianto di un precedente edificio eretto tra il XV e l’inizio del XVII secolo, avvenne la ricostruzione dovuta all’iniziativa del conte Giovanni Battista Secco Borella e di suo figlio Francesco, feudatari di Vimercate. Il palazzo prende però il nome dalla famiglia degli ultimi proprietari, subentrati quali detentori del feudo di Vimercate nel 1739, avendo Giulia Secco Borella, unica erede, sposato Gianbattista Trotti. Abbandonati dalla famiglia proprietaria, il palazzo e il giardino annesso furono venduti all’amministrazione pubblica, che dal 1862 la trasformò in sede del Municipio. L’ottimo stato di conservazione degli affreschi, uniti ai bei soffitti dipinti, all’importante quadreria, ai camini e agli altri elementi di arredo, fanno di Palazzo Trotti uno dei più ricchi e felici esempi degli interni di una dimora signorile nella Lombardia settecentesca.
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