1. Il mito nelle origini

La posizione di Vimercate a metà strada tra Biassono e Trezzo, siti da cui provengono materiali della cultura protostorica di Golasecca, potrebbe giustificare una presenza umana presso il Molgora già nel VI-V sec. a.C. Nella toponomastica locale numerosi paesi che terminano in -ate e in -ago indicherebbero un successivo stanziamento di popolazioni celtiche, cui sono da riferire alcuni culti, come quello alle Matrone. Alla fine del I sec. a.C. il territorio vimercatese fu interessato dall’assegnazione di terre ai veterani di Augusto e in età imperiale divenne centro residenziale, religioso e produttivo di una certa importanza. La vicinanza a Milano, sede della corte imperiale dalla fine del III agli inizi del V sec. d.C., fu positiva per l’abitato di Vimercate, come testimonia la costruzione del ponte sul Molgora, l’importazione di oggetti di relativo pregio e la presenza di personaggi di alto rango.

Nella sala

  • Mappa del territorio in età romana Ara delle Matrone (II sec. d.C.)
  • Reperti della necropoli di Piazza Marconi (I -IV sec. d.C.)
  • Monete dal Santuario (II sec. a.C. – I sec. d.C.)
  • Are di Giove (I – III sec. d. C.)
  • Stele dei Domizi (I sec. d.C.)
2. Sulle strade del Medioevo

Le invasioni barbariche posero fine nel 476 all’Impero Romano d’Occidente, aprendo la strada alle dominazioni straniere, in particolare di Goti e Longobardi (V-VIII secolo), a cui seguirono nel 774 i Franchi, che riportarono l’Italia entro la compagine di uno stato imperiale. Nel frattempo il Cristianesimo permeava in profondità la civiltà medievale, mentre la diffusione degli ideali cavallereschi accompagnava l’affermarsi del sistema feudale, cui si contrapposero a partire dall’XI secolo le nuove forze dei liberi comuni. Il perenne stato di guerra che attanagliò allora la società portò, come conseguenza, alla creazione di complessi scacchieri fortificati, sparsi sul territorio. Evidenti furono i riflessi di questi avvenimenti anche nell’organizzazione del territorio vimercatese: profonde trasformazioni del paesaggio agrario vi si accompagnarono infatti a una nuova gerarchia degli insediamenti, in cui i borghi di Vimercate e di Trezzo assunsero un ruolo privilegiato, mentre le campagne circostanti si costellarono di fortificazioni e monasteri.

Nella sala

  • La strada medievale da Monza a Trezzo
  • Video del borgo medievale
  • Plastici: ponte di san Rocco e chiesa di S. Stefano di Vimercate, Monastero di Camuzzago, castelli di Bellusco, Sulbiate, Trezzo
  • Anelli e crocetta longobardi
3. La Pieve di Santo Stefano

Il termine pieve designò nel Medioevo una circoscrizione territoriale ecclesiastica facente capo a un edificio di culto dotato di battistero, in cui veniva impartito il sacramento del battesimo agli abitanti della zona. Nel nostro territorio tale ruolo fu esercitato dalla chiesa di Santo Stefano a Vimercate, citata già nel 745 come benificiaria di beni nel testamento di Rottpert di Agrate, facoltoso dignitario longobardo. La pieve di Vimercate fu per secoli una delle più vaste, potenti e stabili circoscrizioni della diocesi ambrosiana; accanto alle funzioni ecclesiastiche, la pieve assunse un ruolo decisivo nella organizzazione economica e politica del Vimercatese. Tra il XV e il XVI secolo molte cappelle sparse nei villaggi si trasformarono in parrocchie autonome, rette non più dal clero di Vimercate ma da preti residenti in loco, finché, alla fine del Cinquecento, san Carlo Borromeo abolì le pievi sostituendole con i vicariati foranei.

Nella sala

  • Statua di s. Giovanni Battista (XIV secolo)
  • Gruppo scultoreo con la Vergine col bambino, santo Stefano e un santo guerriero (XIV secolo)
  • Plastico della pieve agli inizi del Settecento
4. Il feudo di Vimercate

Concesso prima a Gasparo de Vimercate, poi dal 1475 alla famiglia Secco Borella, il feudo di Vimercate fu tra i più importanti dello Stato di Milano. Il feudo era, in epoca altomedievale, il premio dato dal Signore ai suoi alleati; con la sua concessione non solo si rafforzavano i rapporti tra potere centrale e locale, ma si otteneva un migliore controllo del territorio. In seguito, allo scopo di rimpinguare le esauste casse statali, i sovrani iniziarono a vendere i feudi a chi era disposto a pagare questa “tassa sulla vanità” pur di far parte del ristretto circolo della nobiltà. Il feudatario locale esercitava anche una serie di diritti che comprendeva l’amministrazione dei primi gradi di giustizia civile e penale, oltre l’incasso di dazi gravanti su alcuni generi alimentari, tra cui pane, vino, carne. Gli oltre 400 feudi esistenti nel Ducato di Milano cessarono di esistere con l’arrivo dei Francesi alla fine del Settecento.

Nella sala

  • Dipinti dei feudatari: Giovanni Antonio Seccoborella e Fiorbellina Caimi (XVII secolo)
  • Il catasto teresiano
  • L’economia del Vimercatese dal Cinquecento al Settecento
  • Le famiglie nobili del territorio
  • Tavolo interattivo sugli affreschi di Palazzo Trotti
5. Leonardo e Salaino

Nel 1482 Leonardo da Vinci lasciò Firenze per Milano, giungendo alla corte di Ludovico il Moro. Qui, come ingegnere e uomo di scienza, studiò la sistemazione del tratto di Adda tra Paderno e Trezzo, allo scopo di renderlo navigabile; come artista realizzò alcuni dei suoi capolavori, dalla Dama con l’ermellino all’Ultima cena. Nella sua bottega entrò nel 1490 Giangiacomo Caprotti detto Salaino, terzogenito di Pietro Caprotti da Oreno. Salaino acquistò subito un ruolo da protagonista nella vita di Leonardo, seguendolo nei suoi spostamenti in Italia e in Francia. Tra i dipinti che gli vengono attribuiti vi sono il San Giovanni Battista della Pinacoteca Ambrosiana di Milano e la Gioconda nuda dell’Ermitage di San Pietroburgo. L’importanza del Salaino non va però ricercata nella sua produzione artistica, ma nel ruolo da lui rivestito: Salaino fu infatti uno dei più importanti discepoli e diffusori della maniera di Leonardo nella Lombardia del Cinquecento.

Nella sala

  • Quattro pannelli con la vita di Salaino
  • Modello del traghetto di Imbersago
  • Il codice Trivulziano
  • Video sull’Adda di Leonardo da Vinci
  • Biografie di Leonardo e di Salaino
6. Ville di Delizia

Grandi famiglie nobili cittadine, a partire dal Cinquecento, edificarono ville prestigiose che si diffusero nei borghi e nelle campagne a Nord di Milano e lungo i navigli. Riservate agli ozi della villeggiatura, queste dimore erano anche al centro di immense proprietà immobiliari, destinate allo sfruttamento agricolo del territorio. Le residenze costruite tra Seicento e Settecento presentano dimensioni imponenti e la tipica pianta a U, con il corpo centrale affiancato da due ali più basse che racchiudono il cortile d’onore. La costruzione della grandiosa villa Reale a Monza, alla fine del XVIII secolo, diede un impulso decisivo alla diffusione dello stile neoclassico, stimolando la sistemazione di molte delle dimore già esistenti. Nell’Ottocento, infine, la villa divenne sempre più segno di distinzione sociale e luogo di svago, anche per la borghesia in ascesa.

Nella sala

  • Tavolo con quattordici modelli di ville
  • Video che illustrano le ville
  • Stampe settecentesche di Marc’Antonio Dal Re
7. Il decollo industriale

Nella seconda metà dell’Ottocento prese avvio una stagione di grandi scoperte e innovazioni tecnologiche, destinate ad accelerare lo sviluppo economico e a rivoluzionare la vita sociale: l’impiego di nuove fonti energetiche, come il petrolio e l’elettricità, la diffusione del telegrafo e del telefono, lo sviluppo delle ferrovie. Furono questi gli anni della prima industrializzazione lombarda, un processo graduale che sviluppò vocazioni territoriali già esistenti, distribuite nell’area prealpina e nell’alta pianura asciutta. Locomotive a vapore si avviarono su strade ferrate in espansione; fonti energetiche e investimenti di notevoli capitali, anche stranieri, trasformarono il territorio fra Lambro e Adda in una formidabile officina produttiva. Posto fra Monza, con i suoi cotonifici e cappellifici e le centrali idroelettriche dell’Adda, il territorio agricolo vimercatese conobbe le sue prime avventure imprenditoriali, alcune effimere, altre destinate a durare e crescere nel tempo.

Nella sala

  • Gigantografia del Gamba de Legn
  • Lampada originale del tram
  • Stampa del ponte di Paderno
  • Video sulle linee di trasporti
  • Pannelli sull’utilizzo industriale dei fiumi Lambro, Adda e Molgora
  • Teca del Setificio Gussi (1906)
8. Luigi Ponti e la questione sociale

I primi due decenni dell’Unità d’Italia furono estremamente travagliati per l’agricoltura locale, principale attività in assenza di una valida alternativa manifatturiera. La viticoltura fu attaccata dal diffondersi della fillossera, e la gelsibachicoltura, fondamentale per il nostro territorio, venne compromessa dalla pebrina, una malattia del baco da seta.
La grande crisi agraria degli anni Ottanta, con il crollo dei prezzi, colpì ancor di più la misera condizione dei contadini, già afflitta da analfabetismo, sottoalimentazione, abitazioni malsane.
Il disagio economico e sociale si concretizzò da un lato nelle agitazioni popolari, culminate nel Vimercatese in una serie di scioperi dei coloni nel biennio 1886-1887, dall’altro nella costituzione di associazioni per la mutua assistenza e l’emancipazione dei lavoratori, con la collaborazione di possidenti e imprenditori progressisti, tra i quali si distingue la figura di Luigi Ponti.

Nella sala

  • La tazzina del Re
  • Ritratto di Luigi Ponti (1888) di Eugenio Spreafico
  • Le istituzioni benefiche: Scuola popolare di disegno, Asilo infantile, Ospedale dei Poveri, Teatro Sociale, cascina Fabbrica
  • Pannello della Società di Mutuo Soccorso “Sempre Uniti” (1887)
9. L’Oratorio dell’Immacolata

L’Oratorio privato di Villa Sottocasa venne ridisegnato nei primi decenni dell’Ottocento in stile neoclassico, con citazioni di gusto eclettico, quali la lunetta con al centro l’occhio divino, e la forma a sarcofago della base dell’altare. Ai lati, entro nicchie collocate sopra le porte della sacrestia, spiccano due busti di marmo in stile barocco raffiguranti San Pietro e San Paolo.
Sulla parete sinistra è posta una grata attraverso la quale la servitù poteva assistere alle funzioni, e di fronte un’altra, dipinta a trompe-l’oeil.
La pala d’altare rappresenta l’Immacolata ed è opera di Stefano Maria Legnani, detto il Legnanino (1661-1713), l’esponente più poetico e geniale della pittura milanese a cavallo tra Seicento e Settecento.
Nell’oratorio viene proposto l’ascolto di musiche sacre settecentesche, tratte da manoscritti ritrovati nel Santuario della Beata Vergine di Vimercate, che documentano l’importanza della vita musicale nelle chiese cittadine nel XVIII secolo.

Nella sala

  • Dipinto “L’Immacolata” (1707 ca) del Legnanino
  • Arredi originali della cappella
  • Installazione sonora con le musiche settecentesche
10. Usellini. Il mito del progresso

Realizzate nel 1960 per le nuove scuole medie di Vimercate, le quattro grandi tele di Gianfilippo Usellini (Milano, 1903- Arona, 1971) raffigurano le principali attività spirituali e pratiche dell’uomo, in un’atmosfera pervasa di fantasia e di sogno.
Usellini si ispira ai maestri antichi, convinto che il progresso non significhi solo andare avanti, ma anche conservare il meglio di quello che abbiamo alle spalle; le tante persone raffigurate in abiti tradizionali vogliono personificare la contemporaneità dell’antico, dando vita a un singolare classicismo venato di metafisica.
In queste tele, dove il tempo pare sospeso e passato e presente si mescolano e si confondono, una biblioteca, un mappamondo, un museo possono diventare un mito, un luogo di meraviglie senza fine.

Nella sala

  • Quattro dipinti di Usellini del 1960:
    La biblioteca magica
    La galleria d’arte
    Il lavoro
    La scienza
11. Expo

Tra il 1950 e il 1960 la Brianza si impone come una delle aree più industrializzate d’Italia: nel Vimercatese domina ancora la manifattura tessile, accanto a piccole e medie imprese soprattutto meccaniche.
Nel decennio successivo, l’economia locale viene attratta nel sistema produttivo milanese, con l’insediamento di importanti imprese multinazionali a tecnologia avanzata: IBM, Telettra e SGS.
Accanto alle multinazionali, si espande una fitta rete di piccole e medie imprese, caratteristica questa dello sviluppo industriale italiano; anche aziende più tradizionali, come quelle alimentari, si aggiornano a forme organizzative e produttive più moderne.
Ancora oggi il Vimercatese resta al crocevia di impulsi internazionali e di intraprendenza locale, basato su una imprenditorialità legata all’artigianato, vero protagonista della storia economica di quest’area.
I prodotti esposti documentano la storia industriale del territorio e compongono un piccolo campionario delle produzioni locali.

Nella sala

  • Pedane con prodotti di grandi dimensioni: elaboratore IBM, moto Gilera, carrozzina PEG Perego, bicicletta Colnago, prodotti Telettra, pannello solare Solarday
  • Armadietti apribili delle aziende: ST, Star, Cesana, Pagani, Bassetti, Frette, Prentice, Filatura/Barbour, Calze Bloch, Amaro Bram, Gasperoni, Bburago, Crystall ball, IPA porcellane, Molteni
  • Video con i caroselli dei prodotti delle aziende
12. Album della famiglia Sottocasa

Quando, nel 1863, Luigi Ponti ed Elisabetta Sottocasa si sposarono, la villa visse il suo periodo di maggior fasto: furono edificate le scuderie con il maneggio coperto e i saloni vennero abbelliti con dipinti dei maggiori pittori dell’epoca – da Mosè Bianchi a Pagliano e Induno – di cui Ponti era amico.
Non avendo figli, alla morte dei coniugi la villa passò in eredità alla famiglia dei conti Sottocasa di Bergamo. Gerolamo Sottocasa, nipote di Elisabetta, vi si stabilì agli inizi del Novecento con la moglie Gabriella Levi, donna assai colta e moderna; dal loro matrimonio nacquero tre figlie, Elisabetta, Arnolda e Ferdinanda.
La storia della famiglia Sottocasa nella villa di Vimercate si chiuse con la contessa Arnolda (1907-2001), l’ultima discendente ad avere abitato queste stanze.
Nel 2001 il Comune di Vimercate acquistò la proprietà della villa e dell’intero parco.

Nella sala

  • Fotografie della famiglia Sottocasa e Ponti
  • Dipinto “Ritratto di Elisabetta Sottocasa” (1874) di Mosè Bianchi
  • Dipinto “Ritratto di Luigi Ponti” (1888) di Mosè Bianchi
  • Dipinto “Ritratto equestre dei coniugi Ponti” (1870) di Eleuterio Pagliano
13. Paesaggi contemporanei

Grandi immagini raccontano un territorio, reso incorporeo nella sua rappresentazione grafica e multimediale, che si modifica sotto i nostri occhi e si racconta in maniera evocativa.
Vecchie fotografie mostrano luoghi del passato; si tratta di spazi ancora riconoscibili nel loro aspetto e nelle funzioni che li caratterizzavano.
Una telecamera riprende gli stessi luoghi nelle loro forme attuali, mostrandone i cambiamenti e le trasformazioni del loro uso.
Emerge un territorio dove centri antichi convivono con una modernità che dilaga divorando gli ultimi verdi residui di campagna.
Sono questi i paesaggi contemporanei, testimoni silenti della rapida recente urbanizzazione e delle contraddizioni aperte tra nuova edificazione e trame storiche del paesaggio.

Nella sala

  • Installazione interattiva con la proiezione di fotografie e di video con immagini di diverse epoche di Vimercate, Arcore, Agrate, Bellusco, Concorezzo, Trezzo sull’Adda
14. Identità e memoria

Piccoli e grandi eventi, ricordi personali e ricordi di gruppo si mescolano ai racconti della canzone popolare, ai proverbi e alle filastrocche.
Sono talvolta tracce affidate a uno strumento fragile e imperfetto come la memoria, tracce condizionate dal tempo che dilata il ricordo e dall’esperienza che ne ridefinisce il significato.
Accanto a loro appaiono oggetti di un passato recente ma non remoto; come in una natura morta, oggetti inanimati si riuniscono a significare il tempo e i tentativi di trattenerlo.
Sono questi gli strumenti e i linguaggi utilizzati per comporre il mosaico della memoria collettiva, rendere più articolato e complesso il processo di elaborazione storica, evitare l’oblio.
Tracce del passato, materiali della storia recente, frammenti delle tradizioni locali sono qui raccolti e conservati per offrire temi e spunti per una riflessione sull’identità della nostra comunità.

Nella prima sala

  • Proiezione di filmati dal 1934 ai nostri giorni
  • Tre postazioni interattive per la visione dell’archivio dei filmati

Nella sala dell’argano

  • Argano settecentesco
  • Strumenti di lavoro della società contadina
  • Installazione “Vasi della Memoria”

Nella terza sala

  • Proiezione di “Il Vimercatese nel Cinema”, con sequenza di video girati nel nostro territorio tratti da film e fiction